Famiglie in crisi, centri fiscali in tilt, nuovi F24 respinti da poste e banche, ma soprattutto il rischio di gravi ammanchi rispetto alle entrate stimate per la scadenza del 18 giugno. Ecco perché il governo pensa a uno slittamento

La possibilità di un rinvio per il pagamento della prima rata dell’Imu appare sempre più probabile.
Venti giorni. Una proroga contenuta ma significativa, che avrebbe il vantaggio di fornire una boccata di ossigeno alle famiglie e ai centri di assistenza fiscale, attualmente in difficoltà nell’affrontare l’imminente scadenza del 18 giugno.

Il governo, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, starebbe infatti considerando un provvedimento che modifichi la data di scadenza, spostandola al 6 o al 9 luglio.

Permettere alle famiglie di tirare il fiato e una motivazione secondaria, le ragioni dell’eventuale proroga sono soprattutto di ordine amministrativo.
I Caaf (centri di assistenza fiscale) sono alle prese con mille difficoltà, non ultima la denuncia da parte di alcuni contribuenti della mancata accettazione del modello F24 semplificato da parte di alcuni uffici postali e banche. Pare infatti che in molti uffici della Lombardia, a Imperia e a Genova il modello semplificato preposto al pagamento dell’Imu venga restituito al mittente.
Un altro ostacolo che potrebbe giustificare il rinvio è dato dall’impossibilità di poter ottenere nel modello 730 la compensazione con il pagamento dell’Imu oltre il 18 giugno, dal momento che il Caf o il professionista ha tempo fino al 2 luglio per restituire al contribuente la copia della dichiarazione elaborata e il prospetto di liquidazione.
Last but not least, a convincere Monti sarebbero state anche le analisi di alcune previsioni del ministero dell’Economia. Secondo i tecnici del Tesoro, la stimata soglia di 21 miliardi di euro (11 in più rispetto all’ultimo gettito Ici) che il governo spera di raccogliere rischia di riportare gravi ammanchi causati dalle difficoltà di calcolo e pagamento.
Concedere qualche giorno in più per pagare il balzello consentirebbe allo Stato aumentare gli incassi e di evitare la valanga di contestazioni fiscali, sanzioni, cartelle, ravvedimenti che farebbero seguito agli ammanchi.

Fonte: economia.virgilio.it