Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in un comunicato pubblicato sul proprio sito internet, ha infatti deciso di rafforzare, nell’ambito delle iniziative di contrasto al lavoro irregolare, i controlli sull’utilizzo distorto delle tipologie contrattuali flessibili, per identificare quei casi nei quali il ricorso a specifiche tipologie contrattuali, in particolare i contratti di collaborazione a progetto e le partite IVA, maschera rapporti di lavoro subordinato.
È stato, inoltre, costituito un gruppo di lavoro per valutare l’eventuale esigenza di semplificazioni e revisioni normative, prevedendo l’attivazione di un confronto in merito con tutte le parti interessate.
“Il ricorso a contratti di collaborazione a progetto o a partite IVA” – sottolinea il Ministro del Lavoro – “è legittimo quando sia giustificato da ragioni oggettive legate alle esigenze produttive ed organizzative delle aziende che vi ricorrono; non lo è quando viene fatto per mascherare un rapporto di lavoro subordinato e per evitare possibili contenziosi, sfuggendo agli obblighi previdenziali ed assistenziali verso il lavoratore che viene così a trovarsi in condizioni di precarietà, con scarse tutele e pressoché inesistenti prospettive di stabilizzazione“. “Una prassi tanto più ingiustificata adesso considerando che le modifiche apportate alla regolamentazione del contratto a termine rendono molto più agevole il ricorso a questa tipologia che mentre ‘mette al riparo’ l’imprenditore dal rischio di contenziosi garantisce al lavoratore le stesse tutele del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La stessa filosofia ha ispirato le modifiche al contratto di apprendistato per renderlo effettivamente lo strumento principale per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”